“Ne abbiamo parlato il 15 novembre a Londra con 40 colleghi provenienti da quasi tutta Europa (Regno Unito, Spagna, Germania, Francia, Belgio, Portogallo, Grecia, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia, Irlanda, Repubblica Ceca, Polonia e Romania) e colleghi ospiti da altri importanti paesi (USA, Arabia Saudita, Russia).
È stata una giornata molto intesa, con oltre 20 interventi, workshop, presentazioni e diversi momenti di networking.
Ci siamo scambiati idee, case studies, esperienze e abbiamo avuto come ospite speciale Adam Kirtley, giornalista radio-tv BBC News con oltre trent’anni di esperienza sul campo come redattore e inviato.
Ho provato a fare un riassunto per raccontarvi i maggiori stimoli che ho avuto, attraverso 6 concetti:
- INTEGRAZIONE: le differenze culturali e lavorative fra noi e nostri colleghi degli altri paesi si affievoliscono di anno in anno. La politica e il racconto dei media fanno apparire le persone molto più distanti di quello che sono in realtà. Il settore delle PR ha dovunque gli stessi problemi e le stesse opportunità. Ogni paese mantiene delle specificità, spunti utili su cui lavorare, ma il panorama è ormai unico, sopratutto in Europa.
- CAMBIAMENTO: viviamo in un’epoca molto fluida. Nel nostro settore questo fa si che attività che una volta erano più rare, straordinarie, oggi siano richieste in maniera continuativa dal mercato. Più che di crisis management si può cominciare a parlare di change management, la crisi è la nuova normalità, il cambiamento è ormai stabile.
- RESPONSABILITÀ: l’intervento di Adam Kirtley di BBC News ha fatto emergere una domanda molto interessante. Nella ben nota tematica delle ‘fake news’ c’è senz’altro una responsabilità e una presa di coscienza in atto da parte dei giornalisti, come operatori professionisti della comunicazione. Ma ci può e deve essere anche un contributo delle agenzie per evitare la diffusione di notizie false? È vero, siamo pagati dalle aziende per diffondere le loro notizie, ma l’oggettività e l’etica dovrebbero essere presenti anche nell’attività dei PR. Tocca poi sempre al giornalista la verifica finale.
- INCLUSIONE: le agenzie sono mediamente guidate da baby-boomer, appartenenti alla generazione X e qualche Millenial (eccomi! anche se al pelo). Come stiamo interagendo con i giovani della generazione Z che cominciano a entrare nel mondo del lavoro? Quali sono le sfide e le opportunità da affrontare? Premesso che non adoro le generalizzazioni, in questo caso può essere utile identificare delle caratteristiche degli appartenenti alla generazione Z: sono digitali di nascita, hanno studiato mediamente più di noi, ricercano costantemente stimoli e valori, ricercano un work-life balance migliore delle generazioni che li hanno preceduti. Sediamoci, parliamo con loro e proviamo a farli sentire parte di un progetto più grande: hanno tanto da darci e tanto da imparare.
- CSR: All’estero vengono attivati dalle aziende sempre più progetti di CSR. Segno di tempi dove le istituzioni pubbliche sono in crisi e si chiede alle imprese di fare qualcosa in più, sia dal punto di vista della protezione della persona (welfare), sia dal punto di vista della protezione dell’ambiente. Le agenzie devono specializzarsi sempre di più nell’offrire consulenza in merito e nel comunicare nel migliore dei modi questi grandi cambiamenti in atto.
- DATA-PR: Tutti abbiamo sentito parlare di Data Journalism, allora perché non parlare anche di Data PR? E, sopratutto, perché non provare ad agire in questo senso? I colleghi tedeschi hanno presentato un bellissimo case study, nel quale, grazie a dati aggregati sui consumatori forniti dal loro cliente, sono riusciti a creare diversi story angle con infografiche fondendoli a diverse testate in maniera personalizzata, ognuno a seconda del target ricercato.